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UN PICCOLO RITORNO ALLA NORMALITÀ: IL BIOSTOPPER

Martina Monti

 

Quest’anno sta, finalmente, giungendo al suo capolinea.

Di questo insolito 2020, caratterizzato da distanze di sicurezza, mascherine, scuola a distanza, regioni che cambiano colore ogni settimana e abbracci mancati, sicuramente ricorderemo la paura di contagiare le persone che amiamo e il sacrificio di limitare al minimo qualsiasi contatto, riducendo la nostra realtà al metro quadrato della nostra stanza. A chi non piacerebbe sedersi per chiaccherare al solito bar, con gli amici di sempre, senza la costante paura di essere troppo vicini, di non avere la mascherina, di non star rispettando il metro di distanza?

Per queste situazioni di convivialità che sono venute a mancare il Politecnico di Torino ha trovato una soluzione. Il progetto “Biostopper” nasce da un’idea dell’ingegnere Palazzetti, progettista della Fiat e inventore di congegni frenanti e di risparmio energetico, il quale ha teorizzato un dispositivo da porre al centro di un tavolo che crea un’effettiva barriera

biologica tra i due commensali, paragonabile ad una distanza maggioritaria. Questo congegno, ancora in potenza, è giunto sulle scrivanie del Politecnico di Torino grazie all’aiuto fornito dal programma televisivo “Report” che ha documentato tutte le ricerche effettuate al fine di rendere il dispositivo più di una semplice ipotesi, bensì una realtà. Sebbene il primo prototipo fosse risultato fallimentare, il secondo possiede tutte le caratteristiche prestabilite. Progettato come un prolungamento verticale del tavolo, il “Biostopper” è un dispositivo costituito da quattro lamine d’aria che, attraverso la creazione di piccoli vortici, permette di isolare le particelle emesse da una persona che parla, fino ad un limite di quattro persone per tavolo. Il vincolo del primo prototipo era costituito dagli oggetti presenti sulla superficie del tavolo, i quali riducevano l’azione del congegno costituito da un semplice macchinario che aspirava le particelle emesse. Proprio per ovviare a questo problema sono state introdotte le quattro lamine d’aria, che non solo risucchiano le particelle prodotte ma le isolano, suddividendo anche lo spazio in diverse zone ed evitando così la diffusione del contagio. Il brevetto è pronto, ora serve soltanto che una startup lo acquisti. Cosa stiamo aspettando?


 

Martina Monti, V^H

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