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SICILIANI: TRA RIBELLIONI E RASSEGNAZIONI


 

Ultimamente stiamo vedendo come nelle altre regioni d’Italia numerose proteste hanno preso luogo: dagli studenti che organizzano sit-in davanti le scuole ai ristoratori che scendono in piazza contro le norme di contenimento dei contagi, mentre in Sicilia la situazione non è mai degenerata tanto.

Non voglio entrare nel merito se quelle proteste avessero senso o meno, fossero giuste o immotivate ma vorrei soffermarmi sul rapporto che c’è tra la Sicilia e le rivolte.

Il popolo siciliano si porta dietro anni e anni di dominazioni che troppo spesso hanno determinato un carattere remissivo.

Fenici, romani, arabi, normanni e spagnoli hanno, con le loro scorribande e colonizzazioni sempre cercato di prendere il meglio dalla nostra terra dando origine all’atteggiamento passivo che troppo spesso possiamo notare nei nostri conterranei; come se niente potessimo fare per cambiare la situazione, come se lamentarsi senza mai proporre una soluzione vada bene, come fossimo predisposti a dover subire.

Per fortuna la Sicilia non è solo questo: è anche i Vespri del 1282, è la rivoluzione siciliana del 1848 e anche la rivolta del sette e mezzo del 1866. Situazioni in cui il malcontento è venuto fuori con ribellioni anche vittoriose e contagiose.

Quindi qual è la vera identità culturale del popolo siciliano? Quella di un popolo focoso e animato oppure quella di cittadini che guardano inermi la vita succedergli?

Sicuramente una popolazione così eterogenea e complessa ha entrambi gli aspetti ed è importante gestirli bene per una società civile, oculata ma non cedevole.


 

Raffaele Cunsolo, IV^R

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