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PERCHÈ SCAPPIAMO DAI PROBLEMI?


Nella vita di ognuno di noi sarà capitato di avere un problema. Quanti di noi lo hanno affrontato? Quanto di noi hanno fatto finta di affrontarlo, senza dargli però il giusto peso? Il processo del nostro cervello di razionalizzare qualsiasi tipo di problema che possiamo incontrare nella vita non fa altro che creare una barriera verso la risoluzione di esso. Inizialmente può sembrare la scelta più ragionevole quella di “andare avanti”, ma il problema non è solo presente nel nostro cervello, ma anche nel nostro cuore. Esso ha la capacità di far riemergere ogni singola ferita nel tempo e creare una voragine da cui esce ogni singola insicurezza che abbiamo o trauma subito. Non è per niente facile accettare di avere un problema né tantomeno trovare un modo di risolverlo. La maggior parte delle volte affidiamo la risoluzione dei nostri problemi ad una persona che fa parte della nostra vita, come se dovesse mettere insieme i pezzi di un puzzle che dentro di noi si è scomposto. Quando quella persona ci delude o ci abbandona, quei pezzi si separano e rimaniamo da soli in quell’angolo della nostra stanza, domandandoci se ci fosse stato qualcosa che avremmo potuto fare per evitare tutto ciò. Dopo svariati tentativi per risolvere il problema, quando ci troviamo con le spalle al muro a causa dei nostri traumi, capiamo che qualcosa dentro di noi non può essere rimarginato con il semplice aiuto di un amico o qualche consiglio trovato online. Comprendere di avere una ferita aperta è l’atto d’amore migliore che noi potremmo fare nei nostri confronti. Tutto parte dalla consapevolezza che un problema che noi abbiamo fatto passare come una sciocchezza, evidentemente è più grave di quanto comprendessimo. Alcune volte sono le stesse persone verso le quali cerchiamo comprensione che minimizzano il nostro problema, facendoci sentire sbagliati per le “paranoie inutili” che ci creiamo nel nostro cervello. Anche a me è capitato di desiderare che qualcuno in quel determinato momento della vita capisse cosa stavo provando e mi desse quei consigli per farmi sentire più tranquillo. Alcune volte anche il solo sedersi accanto a me e chiedermi “Come stai?” avrebbe migliorato la mia condizione ma non fu così. Non ho trovato accettazione, se non da una persona che adesso reputo la “persona di cui non potrei fare a meno”. Lei mi ha fatto capire il significato di amicizia e il valore necessario per rendere il rapporto il più costruttivo possibile. Mi ha reso una persona migliore solo con la sua presenza e se oggi ho una mentalità aperta e grande autostima, devo ringraziare a lei che nei momenti in cui io mi sentivo uno schifo mi ha fatto capire che qualcosa valessi, anche se con i miei occhi non riuscivo a vederlo. Ritornando all’argomento “problemi”, il primo pensiero che ci sorge, dopo averlo compreso, è se quel problema sia frutto della nostra mente o se sia reale. Noi,in generale, tendiamo a darci tutte le colpe di ciò che ci accade ogni giorno. Siamo cresciuti fin da piccoli con l’abitudine di giustificare tutti e vedere sempre il meglio nelle persone, senza prepararci ad affrontare alle delusioni. Vorrei tornare indietro e dire al Roberto bambino che non deve per forza chiudere un occhio perchè la realtà in cui vive e le amicizie di cui si è circondato erano al contempo false ma “necessarie per non sentirmi solo”. Cosa mi porto dietro di me? Dopo anni ho capito che è meglio avere poche persone con sé, ma essere sicuri che esse siano lì per renderti felice e arricchirti come persona. Nonostante ciò credete che io abbia superato la paura di sentirmi abbandonato o solo? Evidentemente se ogni giorno penso che qualsiasi persona è pronta ad andarsene dalla mia vita non ho ben superato questo problema che per me è diventato un “trauma”. Ogni giorno cerco di reprimerlo, questo non vuol dire che non sia una persona che cerca di fare amicizia o altro, ma questa sensazione di abbandono mi porta a diffidare delle persone, anche quelle che conosco da anni perché ormai “mi sono abituato”. Psicologicamente la mia mente preferisce, quando vede le prime azioni deludenti compiute da persone importanti per me, allontanarsi piano piano per attenuare quella ferita che si andrebbe a creare poi nel cuore. Adesso sono convinto che la cosa che farà soffrire di più il tuo cuore è proprio il voler evitare quel problema che ti rende apatico in alcuni momenti.

Anche se sei una persona estremamente empatica, quel senso di vuoto ti divorerá se lasci che i traumi ti rendano la persona che tu non vorresti mai essere.

L’unica soluzione è riuscire a contenere il buio che hai dentro e accendere una luce.


 

Roberto Ventimiglia 4 N

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