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LETTERA AI PROF

Cari professori,

Questo è un periodo difficile un po’ per tutti, tra il virus, le sue varie mutazioni e, ovviamente, le conseguenze che ne derivano, ma è ora di iniziare a capirci l’uno con l’altro.

La pandemia e tutto quello che la riguarda hanno portato maggiore stress per tutti, a chi più a chi meno. Da più di un anno gli studenti delle scuole superiori frequentano le lezioni a distanza con la cosiddetta DAD, che prima tutti detestavano ed ora, invece, rimpiangono dato che, pochi mesi fa, siamo ritornati in presenza usando la modalità del 50%, ovvero metà classe segue le lezioni a scuola e l’altra metà a distanza. Come abbiamo potuto constatare però il metodo non funziona a causa dei vari problemi di connessione, dei computer che non stanno al passo con le più basilari esigenze e nuovi problemi che sorgono ogni giorno.

Ora come ora veniamo sommersi da compiti ed interrogazioni, come se in tutto questo tempo non avessimo studiato e dovessimo "recuperare" e sembra quasi che il lavoro svolto in questi mesi si sia magicamente vanificato.

La DAD viene utilizzata come giustificazione per caricarci con più compiti ed interrogazioni e noi purtroppo non possiamo dire nulla, non abbiamo alcuna voce in capitolo. Sostenete che per voi tutto ciò sia stressante e lo comprendiamo a pieno, poiché dovete far in modo che tutti gli alunni seguano la lezione, reinventare le modalità di insegnamento per coinvolgerci e, inoltre, ci ritroviamo tutti nel pieno di una pandemia, non solo gli studenti né solo gli insegnanti, siamo tutti nel vivo di questa emergenza, nessuno escluso.

Vorrei, però, che vi soffermaste maggiormente su quanto possa essere stressante questa situazione in particolar modo per noi giovani che non solo siamo stati privati della scuola, sia come istituzione sia come punto di ritrovo tra coetanei, ma siamo stati privati anche di ogni altra forma di svago, di sfogo, di momento ricreativo e di unione.

Questa pandemia si sta appropriando dei migliori anni della nostra vita, che dovrebbero essere all’insegna della libertà e della spensieratezza, si sta appropriando del nostro tempo, della nostra voglia di fare e scoprire il mondo.

Pertanto vi invito a riflettere su quanto possa risultare stressante per un ragazzo non riuscire ad anticiparsi i compiti perché il carico risulta eccessivo o a quanto risulti difficile studiare per almeno due interrogazioni per il giorno dopo, soprattutto in un momento simile, in cui lo studio è una delle poche attività che può occupare le nostre giornate.

Noi siamo costretti a stare ogni giorno seduti per 6 ore di fila su una sedia con il pensiero costante che uno di voi ci possa interrogare e con la consapevolezza che non appena torneremo nelle nostre calde e belle case ricominceremo di nuovo a studiare per qualsiasi altra simulazione, test o interrogazione ci aspetti il giorno dopo.

A volte ho paura che ci vediate come dei semplici numeri o degli automi, pretendete che ci ricordiamo un programma intero come se esistesse una sola materia quando ne abbiamo

almeno quattro diverse al giorno; siamo arrivati al punto in cui si ha almeno un compito al giorno e tutte le altre ore sono destinate alle interrogazioni. Così però veniamo disorientati e ci ritroviamo a non sapere cosa studiare prima. In più la modalità che stiamo usando adesso, come ho già affermato, non funziona come sperato.

La metà di classe che si trova a casa non sente quasi niente di ciò che viene detto e gli altri compagni, che si trovano a scuola, seguono per il solo tempo che rimane dell’ora, dato che per connettersi vengono spesi almeno 20 minuti.

Si vuole davvero portare a termine l’anno in questa maniera?

Con voi professori che dovete ripetere la stessa lezione due volte?

Con noi studenti che ogni giorno dobbiamo sostenere tante verifiche quante le ore scolastiche?

I casi aumentano di giorno in giorno e voi vi siete preoccupati, fino ad adesso, solo di compiti e di interrogazioni.

Molti argomenti che si studiano incuriosiscono ma, andando avanti così, non ci fate apprezzare a pieno la bellezza di ciò che spiegate perché alla fine penseremo soltanto ad ottenere un voto sufficiente, perdendo così la sete di conoscenza verso determinati ambiti proprio per il modo in cui vi approcciate a noi.

Confidiamo nella vostra comprensione e nella vostra capacità di saperci ascoltare, sperando di trovare un punto di incontro e che queste parole vi facciano soffermare, anche un misero secondo di più, su come ognuno di noi sta affrontando questa strana, quanto reale, situazione.

Cordiali saluti,

Costanza

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