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LE OMBRE DEL FEMMINISMO


 

Prima di leggere quest’articolo consiglio, per approfondire meglio il significato di femminismo, di leggere l’articolo scritto da Germana Vitale, Chiara Lo Nigro e Costanza Stassi, davvero molto bello. Il femminismo, per quanto sia nato con lo scopo di raggiungere la parità dei sessi (uno scopo più che nobile), vede in questi ultimi tempi un sempre maggiore ispessimento di una frangia radicale. Questa parte del movimento, che è molto difficile da quantificare, è caratterizzata da molti atteggiamenti portati all’estremo. Questi atteggiamenti sono, per esempio, incentivare a non curare una malattia, come l’obesità, con l’idea del body-positivity (notare su questo alcune riviste come Cosmopolitan), oppure attribuire al patriarcato ogni tipo di problema femminile, come quasi fosse uno slogan. Viene criticata da molti anche il fatto che il movimento femminista si occupi in misura estremamente minore delle problematiche maschili, rispetto a quelle femminili, cosa che fa storcere un po’ il naso, dato che si tratta di un movimento per la parità dei sessi.

E’ molto famosa la vicenda di Marco Crepaldi, un noto psicologo sociale, che è stato pesantemente attaccato da questa corrente estremista del femminismo e costretto a lasciare il web (ora per fortuna è tornato), nonostante lui si batta per la parità dei sessi, quindi sia un femminista, perché ha condiviso alcune di queste critiche, proponendo una visione (giustamente) moderata. Se si vuole approfondire l’argomento consiglio, come se qualcuno non lo conoscesse, di visionare i suoi account.

Lo stesso Marco Crepaldi ha fatto notare come una certa ideologia femminista eccessivamente spinta abbia fatto risaltare al grande pubblico la notizia di una donna del bresciano, uccisa dal marito per via di un “raptus di gelosia”, che per questo “attenuante” è stato assolto. Questa sentenza ha scatenato l’indignazione un po’ di tutti, fino a che alcuni hanno fatto notare, che “raptus di gelosia” non è un'espressione usata da un giudice servo del patriarcato, funzionale all’assoluzione del carnefice, bensì un’espressione usata nella perizia psichiatrica per definire lo stato dell’uomo, che nel momento del fatto era incapace di intendere e volere, condizione che, secondo l’art.85 del codice penale, rende impossibile (e aggiungerei giustamente) applicare una pena. Ha sorpreso che persino Michela Murgia, bravissima giornalista, che anche io apprezzo molto, abbia scritto un post su Instagram sull’onda delle emozioni, non approfondendo la notizia, cosa per niente difficile o complicata; naturalmente la stessa giornalista si è scusata per l’errore, ma il fatto rimane. Persino una giornalista così brava è stata colpita un visione ideologizzata (ripeto, non di tutto il movimento) che vede le donne costantemente penalizzate a discapito dei machi privilegiati.

In conclusione, il movimento femminista è, per l’appunto, un movimento, quindi per definizione è anche attraversato da correnti; bisogna però stare attenti ad evitare la deriva delle idee originali, che tutti apprezzano. È profondamente sbagliato dire che coloro che hanno opinioni così distanti dalle idee di fondamento originali non facciano parte del movimento, poiché queste persone si professano femministe, rovinando in questo modo l’immagine del movimento e per questo, e per gli altri motivi già espressi, non possono essere trattate come polvere da mettere sotto il tappeto.


 

Mario Spanò, V^E

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