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DIGNITÀ O CARRIERA?


 

Molte persone ad un certo punto della vita si trovano davanti ad un bivio, costrette a prendere una scelta che gli cambierà la vita; questi bivi possono avere diversi livelli di importanza, possono variare; da scegliere tra casa e lavoro, quindi tra famiglia e carriera.

Sono sicuramente scelte difficili da fare, ma molte donne purtroppo potrebbero essere davanti ad un bivio molto più incidentato degli altri, ovvero quel bivio in cui da una parte c’è la carriera e dall’altra c’è la dignità.

Il problema di questa scelta non sta né sul perché si debba farla né sul come farla; piuttosto, la parte più difficile da comprendere è chi sono coloro che costringono certe donne a scegliere quale via seguire.

Vorrei prendere come esempio un film che si chiama Bombshell, tratto da una storia vera; questo film ricostruisce il caso di Roger Ailey, potente capo di Fox News, licenziato perché accusato di molestie sessuali da diverse dipendenti.

Quest’uomo scandaloso faceva andare a lavoro le sue dipendenti solo con vestitini e minigonne, non esistevano altri outfit accettabili per lui; molte volte chiamava le dipendenti nel suo ufficio per parlare della loro carriera televisiva e chiedeva loro di alzarsi il vestito così da poter vedere le gambe, e lo faceva alzare fin quando non arrivava a vedere gli slip delle donne mentre lui stava avendo un’erezione.

Le donne non avevano il coraggio di denunciare perché se avessero parlato lui avrebbe distrutto loro la carriera; per questo oggi ci poniamo la domanda “Dignità o carriera?”; fin quando una donna, sempre appartenente a Fox News, in diretta televisiva ha ammesso di essere stata molestata da Roger Ailey e invitava tutte le altre donne a farsi avanti, dopo molti anni dall’accaduto, per far licenziare questo pervertito, denunciando l'accaduto come stava facendo lei.

Più di 150 donne si sono fatte avanti e accusandolo di molestie, a quel punto l’hanno licenziato risarcendolo di 2 milioni di dollari.

Sono del parere che neanche ci si dovrebbe arrivare a fare questa scelta, perché ogni persona dovrebbe rispettare il corpo altrui, ma a quanto pare non è così, ciò è solo frutto della mia immaginazione; le molestie sulle donne ci sono sempre state e purtroppo ci saranno sempre.

Vorrei che ognuno di noi riflettesse su quanto quest’azione influisca sulla vita di una donna.

Un altro esempio che vorrei portarvi è il documentario “Atleta A”, sempre tratto da una storia vera, in cui si raccontano gli abusi del dottor Larry Nassar verso le ginnaste della squadra olimpionica USA.

Una ginnasta prima delle altre si fece avanti, con il coraggio che ogni ragazza vorrebbe avere, per questa ammissione, però l’hanno esclusa dalle olimpiadi di Rio.

Ma come accade la maggior parte delle volte, una volta che si fa avanti una ragazza tutte le altre la seguono, perché capiscono che non sono sole e si prendono di coraggio.

Più di 200 atlete hanno confessato di essere state molestate da Larry Nassar; hanno portato questo caso in tribunale. Il dottor Nassar si giustificò dicendo che erano delle manovre per far alleviare il dolore, lì l’avvocato d’accusa chiese: “Scusi dottore, ma come fa una penetrazione vaginale ad alleviare il dolore?”. Allora il dottore non proferì parola.

Da questi avvenimenti possiamo capire quanto sia importante il rispetto del corpo altrui, stiamo parlando di ragazze all’età di 12 anni essere molestate da un uomo di 30 anni, la pedofilia non va perdonata.

L’innocenza di una ragazzina viene portata via così.

Penso che molte donne non parlino poiché si sentono sporche, e tutto ciò è veramente sconvolgente.

Spero tanto che un giorno tutto questo cambierà e mai più nessuna donna debba essere costretta a scegliere tra la sua dignità e la sua carriera.

Vorrei che si creasse un’azienda, un edificio, in cui tutte le vittime di molestie siano ben accolte e possano parlare con le persone senza essere a disagio, come se stessero parlando con un’amica.

Una vittima di molestie non ha bisogno di essere a disagio quando parla con una persona di ciò che è successo, ma ha bisogno di essere capita, ascoltata, aiutata; perché già queste donne non si sentono a proprio agio con il loro corpo e non dobbiamo appesantire ancora di più questo fardello.

Pensiamo a come possano stare queste donne, mettiamoci nei loro panni e chiediamoci: “Perché?”;

"Perché mi sento così sporca?"; "Perché mi sento così a disagio?"

Riflettiamo tutti su queste parole.


 

Costanza Stassi, IV^O

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