
Ogni anno dal giornale Il Sole 24 ore, seguendo ben novanta indicatori, di cui trenta, tra cui contagi per abitanti, mortalità, capacità di reazione dei servizi sanitari, sono stati inseriti quest’anno per motivi che noi tutti comprendiamo.
La classifica di quest’anno ci presenta un’Italia in cui le grandi città, soprattutto quelle d’arte, sono state abbattute da diversi fattori: un settore turistico fortemente in crisi, che quest’anno ha registrato numeri in continuità con l’anno scorso solo in parte dell’estate, dalla difficoltà di gestire il Covid-19 in luoghi con alta densità abitativa, il bisogno di possedere più spazio in casa e di case accoglienti per poter studiare e lavorare è andato a scontrarsi con la difficoltà di avere questi spazi e il prezzo elevato che quest’ultimi comportano nelle grandi città. Il caso eclatante infatti è quello di Milano, che è passata dalla prima posizione alla dodicesima. Ora vi starete chiedendo tutti dove si trovi Palermo; si può dire che la classifica di quest’anno è cambiata sotto diversi punti di vista, ma per altri ha mantenuto le vecchie abitudini: una di queste è la fotografia della fortissima spaccatura nord-sud (ahinoi), per cui le ultime ventidue posizioni sono occupate da cittadine del sud. Solo Cagliari riesce a tenere alta la bandiera sudista, arrivando alla nona posizione. Analizzando più nello specifico la nostra città, Palermo si rialza di otto posizioni arrivando all’ottantanovesimo posto, migliore città di Sicilia, ma risultato piuttosto penoso come piazzamento; Palermo è una città povera, piena di giovani che non hanno e non cercano un lavoro ed è la prima città (in percentuale) per uso del reddito di cittadinanza. L’unico indicatore positivo sembra la natalità (per cui Palermo si aggiudica il secondo posto in Italia), ma esso non fa altro che confermare la profonda crisi sociale che viviamo. D’altronde, si sa che le nascite sono un indicatore di povertà.
Infine, parliamo del sogno emiliano, Bologna, città che molti studenti italiani (me compreso) bramano ardentemente, arriva al primo posto scalando tredici posizioni dall’anno scorso, ma più in generale tutta l’Emilia Romagna, grazie alla sua efficientissima macchina regionale, comandato da Stefano Bonaccini(in quota PD) sale sotto tutti i punti vista, anche nei nuovi parametri legati alla gestione della pandemia.
Mario Spanò, V^E
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