top of page

LA PENA DI MORTE E LA SUA CONTRADDITTOREITÀ

Laura Bordino

 

Si può davvero essere tanto crudeli da uccidere un altro uomo? No.

Si può davvero essere tanto crudeli da stuprare e violentare una donna? No.

Si può davvero essere tanto crudeli da condannare assassini e stupratori premeditando il giorno e il modo della loro morte? No.

Già Cesare Beccaria, illuminista milanese, nella seconda metà del XVIII secolo, affermava:“ Non è utile la pena di morte per l’esempio di atrocità che dà agli uomini. Se le passioni o la necessità della guerra hanno insegnato a spargere il sangue umano, le leggi moderatrici della condotta degli uomini non dovrebbero aumentare il fiero esempio, tanto più funesto quanto la morte legale è data con istudio e con formalità.

Egli, nonostante vivesse in un’epoca nella quale non vi era alcun riconoscimento o una qualche tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, riuscì ad elaborare un pensiero tramite il quale lo stato, punendo i fuorilegge e togliendo loro la vita, si rende anch’esso criminale.

Nella sua opera “Dei delitti e delle pene” afferma, inoltre, che l’efficacia di una pena non deriva tanto dalla sua intensità, ma dalla sua estensione, cogliendo l’inutilità delle esecuzioni capitali e la necessità di una funzione rieducativa della pena stessa.

Si è avuta conferma della modernità del suo pensiero con la successiva e definitiva affermazione dell’abolizione della pena di morte in Italia. L’art. 27 della Costituzione afferma, infatti, che non è ammessa la pena di morte se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra e che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Ancora oggi, però, in molti paesi quali Cina, Bielorussia, Stati Uniti, Corea del Nord, Iran, India, Giappone e tanti altri, si attua la procedura della pena di morte o pena capitale per mezzo di sedie elettriche, camere a gas, iniezioni letali, impiccagioni o fucilazioni.

Diversi studi testimoniano, però, come la pena di morte non possa essere applicata in modo equo e in molti paesi essa venga attuata come uno strumento di discriminazione sociale; infatti, ad essere giustiziati sono in larga maggioranza criminali che appartengono alle classi sociali più deboli, membri delle minoranze razziali, individui con un basso livello di scolarizzazione, persone con reddito molto basso. Pertanto, ponendo l’eventualità in cui la pena di morte sia in qualche modo un mezzo efficace per contrastare la criminalità, il fatto che essa non colpisca effettivamente tutti i colpevoli, ma prevalentemente chi non può difendersi in modo adeguato, non la renderebbe giusta e imparziale già a priori.

Coloro che si dichiarano favorevoli alla pena di morte sostengono la loro posizione con un’esigenza di giustizia, una condanna esemplare che possa indurre altri uomini a non commettere reati efferati e che possa garantire la funzione basilare dello Stato di difendere ogni singolo individuo ad ogni costo.

Come dice Norberto Bobbio:“ Lo Stato non può porsi sullo stesso piano di ogni individuo. Ognuno agisce per rabbia, per passione, per interesse, per difesa. Lo Stato risponde meditatamente, riflessivamente, razionalmente. Anch'esso ha il dovere di difendersi. Ma è troppo più forte del singolo individuo per aver bisogno di spegnerne la vita a propria difesa”.

Questo pensiero ci propone uno Stato che deve ispirarsi ai principi più alti della morale e della giustizia, al di là dei bisogni personali di vendetta.

Se nessun uomo per legge ha il diritto di togliere la vita ad un altro uomo, è assolutamente contraddittoria la pena di morte secondo la quale lo stato premedita la soppressione di un essere umano.

Se il fine della pena di morte dovrebbe essere quello di garantire la pace e la stabilità della società, essa si rivela inutile in quanto tutto ciò può essere garantito, come afferma il già citato articolo 27 della Costituzione, attraverso la rieducazione del detenuto ed un lungo periodo di detenzione, nel quale egli avrebbe la possibilità, non solo di riflettere sui suoi errori e capire la gravità delle proprie azioni, ma potrebbe anche ricostruire la sua vita.


 

Laura Bordino, IV^Q

Comments


Post: Blog2 Post

©2020 di Giornalino "Obbiettivamente". Creato con Wix.com

bottom of page