Ogni giorno che passa, la vita ci mette davanti a delle sfide. A qualunque età, in qualunque momento, ognuno di noi è chiamato ad affrontare la sua dose quotidiana di problemi, difficoltà, incazzature, delusioni. Per quanto possiamo pensare di riuscire a organizzare ogni singola cosa nei minimi particolari, per un motivo o per un altro, non esiste giornata che trascorra esattamente come l’avevamo programmata. È una costante della vita. Gli imprevisti esistono, sono sempre dietro l’angolo, e arrivano puntualmente a rovesciare i nostri piani immaginari. Ecco, un sentimento che vedo sempre più diffuso, e che io stesso ho provato innumerevoli volte, è la paura di fallire. La paura di non essere abbastanza per riuscire a sormontare un determinato ostacolo, la paura di non essere all’altezza per mettersi in gioco, la paura di uscire dalla propria “comfort- zone” e sperimentare qualcosa di nuovo. E forse c’è un motivo per il quale ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha avuto timore di fallire. Il problema sta alla base, alla definizione stessa che siamo abituati a dare della parola “fallimento”. Da sempre, siamo soliti intendere il fallimento come l’esatto contrario del successo, quando invece dovremmo iniziare a vedere i due concetti in una chiave diversa.
Il fallimento, infatti, non è altro che una parte integrante e fondamentale del successo stesso. Non esiste obiettivo nella vita che possa venire raggiunto senza passare prima da una serie di piccole cadute, ognuna delle quali è necessaria per mettere un mattoncino in più verso il traguardo finale che vogliamo raggiungere. Dovremmo iniziare a entrare nell’ottica che solo chi fa, sbaglia. Chi non fa nulla, non può sbagliare. Ma meglio fare, sbagliare e rifare, che stare fermi ad aspettare che le cose accadano per magia. Scavate profondamente dentro voi stessi, e ricavate la consapevolezza della vostra forza. Non permettete a nessuno di dirvi che non siete abbastanza per fare qualcosa e fatela. La sbagliate? Bene. Rifatela.
Massimiliano Consagra, 4^G