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LA MALEDIZIONE DI ESSERE TERRONE

Nel corso del tempo, dall’antica pratica del baratto fino ai tempi odierni, il denaro ha assunto un valore sempre più importante sia per il singolo cittadino possessore, che all’interno delle più controverse dinamiche di una Nazione. Vile oggetto del desiderio per il quale gli uomini, nei casi più estremi, sarebbero anche disposti a scatenare conflitti dalle smisurate proporzioni. Tale concezione della valuta monetaria è stata espressa prima da Socrate e poi, ripresa, da Tolstoj nel suo ‘Guerra e Pace’, opera che ricama alla perfezione il vestito sociale all’interno del quale il Denaro si trova protagonista assoluto: la società moderna. Ciò nonostante, non è solo l’aspetto economico quello che regola gli equilibri socio-territoriali presenti in un Paese. Esempio lampante è il divario tra il sud dell’Italia e la parte centro-nord della stessa penisola, fortemente avvantaggiata per quanto concerne le risorse economiche a sua disposizione. È nel 2005 che, infatti, nasce appositamente il Ministero per il Sud e per la coesione territoriale, atto a colmare tali divergenze strutturali tra le due metà della nostro Stato. A 16 anni dalla sua istituzione, però, non è ancora stata attuata una politica concreta per eliminare queste differenze che risultano essere non poco rilevanti per le strutture socio-economiche del sud Italia. Ciò è ampiamente dimostrato da alcuni dati: come la ricerca pilotata da Info-Data, insieme al Sole 24H, secondo la quale nel 2018, il tasso di analfabeti funzionali - ossia coloro i quali sanno leggere e scrivere ma non riescono a sviluppare un pensiero critico ed a comprendere un testo - è pari al 28% della popolazione italiana; la maggior parte vive proprio nel Meridione. Altro dato strettamente correlato è quello che riguarda l’abbandono scolastico. Nello stesso anno, infatti, in Sardegna è avvenuto nel 23% dei casi, mentre in Sicilia e Calabria ciò si è verificato rispettivamente nel 22,1% e nel 20,3%. Se tali numeri vengono messi a confronto con i dati delle regioni del Settentrione, ad esempio l’8.9% sia del Trentino A.A e del Friuli V.G, viene dimostrata l’esistenza di cause culturali, sociali ed economiche svantaggiose, che provocano l’abbandono prematuro delle istituzioni scolastiche.

La certezza del divario economico è rappresentato dall’indagine condotta dal JobPrincing, secondo la quale la retribuzione annuale lorda (RAL) è differente di ben €3.803. Infatti, mentre la RAL media del Nord è €30.276, nel Sud Italia ammonta a circa €26.473. Oltre a tali dati sui compensi, vi sono anche cifre allarmanti riguardo la disoccupazione: secondo gli studi di Eurostat, il Sud Italia è l’aria europea con la più bassa percentuale di persone che hanno attualmente un lavoro. Se in Sicilia gli occupati sono il 44,1%, in Emilia Romagna eguagliano il 74,4%. Mera statistica poggiata però su un fondo preoccupante di verità socio-economica, cornice di una situazione nazionale che si appresta ad assumere contorni sempre più preoccupanti. Un divario che, sotto molteplici aspetti, nasce dagli anni del brigantaggio meridionale fino ad arrivare ai giorni nostri, rispecchiando uno scenario futuro molto incerto e volto - senza i corretti e pronti provvedimenti - ad allargare ancor di più la forbice che divide in maniera netta le due colonne portanti dello ‘Stivale’.

 

Alessandro Provenzano V^L

Luca Silvestri V^L

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