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L'IMPORTANZA DELL'EDUCAZIONE SESSUALE NELLE SCUOLE

Costanza Stassi

rapporti sessuali al giorno d’oggi, statisticamente, sono più frequenti tra ragazzi di giovane età che, molto spesso, sono meno informati rispetto agli adulti.

Allora perché non cercare di informare egualmente tutti gli adolescenti? La soluzione migliore per rispondere in maniera pronta ed efficace a questa domanda, sarebbe istituire l’educazione sessuale nelle scuole, coinvolgendo anche esperti nella materia che possano

dare le indicazioni giuste per affrontare un mondo dai confini sempre più ampi.


L’Italia è uno dei sette Paesi europei nei quali l’educazione sessuale non fa parte dei programmi scolastici. La Svezia ha reso obbligatoria l’educazione sessuale a scuola nel 1955, la Gran Bretagna nel 2019. Da noi, qualsiasi progetto volto in questa direzione, a partire dalla prima proposta di legge nel 1975 all’ultima nel 2015, è rimasto sigillato nei vari cassetti del dimenticatoio della politica.

Per via dell’opposizione dei genitori, si dice, soprattutto quelli cattolici.

In quasi tutti gli altri Stati europei l’educazione sessuale, in quanto materia curriculare, è

obbligatoria e non viene data possibilità di scelta alle famiglie.

In quegli stessi Paesi, però, esiste uno standard ben preciso, dettato da linee guida dettagliate alle quali gli insegnanti devono rigidamente attenersi.

In Italia, invece, in mancanza di una legge o di un quadro chiaro di riferimento, ogni scuola si regola secondo le proprie preferenze.

In altri casi, significa trovarsi a scegliere tra numerose offerte di corsi più o meni espliciti e

parzialmente completi, oltre che costosi.

«Le scuole fanno sempre più fatica a reperire fondi e noi non riusciamo a offrire tutti i corsi

gratuitamente» racconta Anna Sanpaolo, educatrice dell’Aied. «Il nostro corso completo affronta la sessualità nel suo complesso, in relazione alle emozioni, ai sentimenti, alle relazioni. Spesso però - si rammarica Sanpaolo - le scuole per motivi di budget scelgono il corso ridotto. E allora si ha a malapena il tempo di parlare di organi riproduttivi e contraccezione».

Proprio questo risulta dunque essere uno dei nodi cruciali. Sono in molti a respingere l’idea che l’educazione sessuale a scuola debba limitarsi a fornire informazioni tecniche ai ragazzi su come avviene un rapporto sessuale, come si trasmettono le malattie, come evitare gravidanze indesiderate. Quale sia l’età giusta per affrontare l’educazione sessuale è una di quelle matasse aggrovigliate che richiederanno molto tempo e pazienza per essere sciolti. Soprattutto, tanto buon senso.


Nel 2010 l’Organizzazione Mondiale per la Sanità(OMS) ha pubblicato gli Standard per l’educazione sessuale in Europa. Elaborati da un gruppo di 19 esperti provenienti da nove nazioni diverse, gli standard “indicano ciò che bambini e ragazzi, nelle diverse età a partire dalla nascita, dovrebbero sapere e comprendere per poter crescere in modo gratificante, positivo e sano per quanto attiene la sessualità”.

Il documento voleva sostenere la causa dell’educazione sessuale e aiutare a definire i programmi curricolari nei differenti gradi dell’istruzione.

Sono 69 pagine nelle quali l’OMS sostiene l’opportunità di un’educazione sessuale olistica, che veda la sessualità definita in termini più ampi, non focalizzandosi necessariamente sui rapporti sessuali.

Non introducendo nelle scuole l’educazione sessuale, secondo Pellai, sia i genitori sia gli insegnanti rinunciano al loro ruolo di educatori, lasciando i ragazzi completamente soli.

«La famiglia - conclude Pellai - deve costruire soprattutto dialogo e relazione. Se questo funziona, il genitore non si sente per nulla indebolito da qualsiasi messaggio esterno

perché per i suoi gli resta un punto di riferimento. Qualsiasi cosa i gli si sentano dire fuori casa tornano nello spazio di relazione della famiglia e ne discutono con mamma e papà.

Il danno è quando gli adulti rinunciano a questo ruolo. Mi dica quanti sono i genitori o gli insegnanti che parlano di pornografia ai ragazzi maschi? Il 95% di loro guarda siti porno alle medie. Se quella è l’unica cosa che entra nel loro mondo interno è chiaro che la situazione diventa paradossale. Ma è davvero pericoloso parlare con un figlio o uno studente di questo o è un suo diritto e un mio dovere?».

Insomma, che gli adulti si comportino da adulti. Smettano di tacere imbarazzati e affrontino le loro responsabilità. Senza ridacchiare. Ma perché imbarazzarsi? È un atto così spontaneo e naturale. È meglio informare i propri figli/studenti anziché far informare i giovani da soli, cercando risposte su internet dove la maggior parte delle volte ci sono solo voci false.


Io con l’aiuto di OBBIETTIVAMENTE vorrei protestare per far introdurre l’educazione sessuale nelle scuole e, soprattutto, cercare di far capire sia ai figli sia ai genitori/tutori di creare una relazione tra loro dove non ci sia alcun imbarazzo nel parlare di qualsiasi cosa essi vogliano. Vorrei che i figli vedessero i propri genitori come punti di riferimento con cui poter parlare e confrontarsi; invece, nella maggior parte dei casi, gli adulti decidono di agire con codardia e a volte anche con estrema vergogna.

 

Costanza Stassi IV^O

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