Questo articolo nasce come tentativo di dialogo per parlare di una parte importante della nostra coscienza, ossia la paura. In questi giorni, riflettendo sull’argomento, ho pensato che potesse essere interessante condividere le mie e, magari, indagare quelle degli altri ragazzi del giornalino. Personalmente, ho paura di tantissime cose. Ho paura di fallire. Ho paura di non rispettare le aspettative degli altri. Ho paura di non sapermi esprimere in tutto e per tutto e quindi dell’idea che gli altri hanno di me. Ho paura di avere un figlio con disabilità mentali. I ragazzi del giornalino che hanno voluto partecipare a questo sondaggio hanno altre paure. Hanno paura di essere abbandonati da tutte le persone che amano. Hanno paura di non essere accettati per quello che sono. Hanno paura di non sentirsi realizzati. Hanno paura di ciò che è dettato dal caso e da quello che non possono controllare. Leggendo i risultati, si può dire, anche se personalmente non me lo aspettavo, che le paure possono essere molto variegate anche tra persone come noi, che frequentano lo stesso ambiente, hanno più o meno la stessa età, condividono la maggior parte delle opinioni e idee. Anche se al dire il vero alcune paure si sono ripetute, queste ovviamente derivano, al contrario a quelle precedenti, non dalle nostre differenze, ma dalle nostre affinità e per questo sono più facili da esaminare.
Devo dire che le paure che si ripetano in maggiore quantità sono quelle riguardanti le nostre insicurezze; la prevalenza di questo tipo di paure, secondo me, ha tre motivazioni principali: la prima è la nostra età, la nostra è infatti per eccellenza l’età delle incertezze, in cui ci sganciamo dalla vita percorsa su binari prestabiliti dagli altri per slanciarci in un salto che ci porta nel mondo degli adulti, delle decisioni e delle difficoltà (come se non bastassero quelle che già c’erano); il secondo motivo delle incertezze io lo vedo nel nostro tempo, in cui non so se i miei nipoti staranno meglio di me, ma non sono neanche sicuro che questi bambini potranno mai nascere, dato che su di noi pende la spada di Damocle dell’estinzione di massa, per via del riscaldamento globale; il terzo e ultimo motivo è sempre legato al nostro tempo e sono i social, ecco, non perché i social sono l’anticristo da evitare a tutti i costi (anche se ci si stanno avvicinando) ma perché, per loro natura, ci obbligano a essere bombardati dalla visione delle vite e dell’aspetto degli altri, elementi che sotto il filtro dei social appaiono incredibilmente magnifici e desiderabili e così, confrontando la nostra vera vita con una visione talmente finta, finiamo per deprimerci.
La morale finale potrebbe essere che è del tutto normale vivere con alcune paure, perché, in qualche modo, è inevitabile, ma non è accettabile convivere con paure autoprodotte, queste devono essere combattute. In fondo, conosciamo tutti la straordinaria sensazione della scarica di adrenalina, dopo aver superato una paura.
Mario Spanò, V^E
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