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ECONOMIA E DIRITTI UMANI


 

In quest’ultimo periodo si è dibattuto parecchio riguardo la situazione sociale in Cina.

Recentemente, la potente nazione asiatica ha deciso di censurare la BBC, dopo che l’emittente televisiva inglese ha trasmesso alcuni servizi in cui ha raccontato la violazione dei diritti umani da parte della Cina, poiché aveva represso gli Uiguri, popolazione situata nella regione dello Xinjiang, nella parte nordoccidentale della grande nazione.

Tutto ciò mi ha portato a riflettere sul motivo per il quale non vengono sanzionate le nazioni economicamente più potenti che spesso infrangono i diritti umani. Tra le più importanti ricordiamo la Russia, India, Brasile, Arabia Saudita e la già citata Cina.

Le spiegazioni possono essere diverse, ma la più importante, a mio avviso, è anche la più scontata in quanto ruota intorno a ragioni economiche. Infatti, di recente, l’Unione Europea ha annunciato il “Comprehensive Agreement on Investment”, un accordo tra UE e Cina che garantisce ad entrambe le parti coinvolte vantaggi sul piano economico. In particolare, ciò che ha scatenato molte polemiche è una clausola che l’Unione Europea avrebbe voluto inserire, per abolire il lavoro forzato presente nel paese asiatico e che è stata rifiutata dalla Cina. L’Europa non può tagliare i rapporti con la Cina poiché essa è una dei maggiori creditori del debito pubblico di alcuni stati facenti parte dell’UE, tra cui l’Italia. Infatti noi siamo debitori della Cina di circa 300 miliardi di euro, cioè quasi il 20% del debito pubblico italiano. In totale la Cina vanta crediti per 2.000 miliardi di dollari. Questo rende molti Paesi dipendenti dalla potente nazione cinese e sarebbe quindi impensabile terminare i rapporti con essa.

Attualmente molte sono le tensioni anche tra UE e Russia, soprattutto da quando il ministro degli esteri russo ha minacciato di rompere i legami con l’Unione Europea, poiché quest’ultima è determinata ad imporre nuove sanzioni per il caso Navalny, oppositore del capo di stato Vladimir Putin.

Questo non è il primo caso che avviene nell’ex Unione Sovietica. Infatti, lo scorso mese di luglio, ha fatto molto scalpore la condanna di Yuri Dmitriev, attivista per i diritti umani che è stato indagato ed incarcerato per tre anni e mezzo a causa delle sue idee. Perché allora l’Unione Europea al posto di sancire la Russia non termina definitivamente i rapporti? La risposta è sempre la stessa: l’interesse economico. Infatti l’UE dipende dalla Russia per il gas ed il petrolio. Un esempio è il progetto di un gasdotto col nome “Nord Stream 2” che permetterebbe di accrescere i rifornimenti energetici in tutta Europa.

L’India invece si trova al settimo posto a livello mondiale per PIL nominale, ma, neanche in questa nazione vengono rispettati a pieno i diritti umani. Infatti, da poco, Amnesty International, un’organizzazione no profit che interviene in difesa dei diritti umani a livello internazionale, è stata costretta a lasciare la nazione indiana a causa delle numerose persecuzioni ricevute. “È un giorno vergognoso per l’India: una potenza emergente, uno stato membro del Consiglio Onu dei diritti umani, la cui Costituzione contiene impegni per i diritti umani, cerca di ridurre al silenzio chi chiede giustizia.” Queste sono le parole di Julie Verhaar, segretaria generale di Amnesty International. Questa affermazione ci fa riflettere sul clima che regna non solo in India ma anche nelle altre nazioni presenti nella penisola indiana.

Ciò che fa particolarmente pensare è che, nonostante siano passati più di settant’anni dalla “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, ancora oggi più della metà dei paesi nel mondo non la rispetta.

È molto triste pensare che ancora, nel 2021, le nazioni preferiscono il progresso economico piuttosto che quello sociale e che i Paesi che rispettano i diritti umani non solo non isolano quei paesi che non lo fanno ma addirittura continuano ad avere rapporti con gli stessi.

 

Ruggero Gagliardo, 1^D


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