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E SE A SALVARCI FOSSE STATO LO SPORT?


 

Lo sport è una delle maggiori attività sociali in grado di generare il più alto tasso di aggregazione tra gli uomini e ne sono la dimostrazione le tregue durante le guerre in corso introdotte nell’antica Grecia, per permettere lo svolgimento delle Olimpiadi. Dunque, già agli albori di tale realtà, gli avvenimenti sportivi si sono basati sul binomio tra politica e competizione stessa, tracciando la retta della storia, prima che quest’ultima si mutasse.


L’esempio più datato è sicuramente quello di Jesse Owens, ricordato da tutti come l’atleta statunitense che vinse ben quattro ori alle Olimpiadi del 1936. La particolarità di questa manifestazione risiede nel fatto che si svolsero in Germania, nel periodo più oscuro della Storia. I giochi furono fortemente voluti dal nazismo, poiché sarebbero stati un palcoscenico per la propaganda dittatoriale; infatti gli atleti del Führer incarnavano il prototipo delle scellerate tesi. Sin dal suo arrivo, l’atleta americano venne immediatamente osteggiato: era troppo diverso rispetto ai canoni estetici nazisti. Ciononostante, durante le gare riuscì ad abbattere il mondo ariano, sconfiggendo anche il beniamino del dittatore, Luz Long, il quale in realtà non apprezzava la dottrina nazista, e fu lui stesso ad aiutare Owens. Ciò dimostrò la volontà, da parte di entrambi, di scorporare il contesto nel quale vennero inseriti, in modo da essere liberi di fronteggiarsi lealmente nel terreno di gioco. L’atleta statunitense vinse, rubando anche le telecamere al volto dell’odio, seduto in tribuna, che preferì abbandonare l’impianto piuttosto che complimentarsi con i vincitori non tedeschi. Tale evento fu spesso ripreso dagli Alleati, durante il conflitto, per evidenziare la fragilità della Germania Nazista.

Attraversando gli anni, ritroviamo un’altra nazione piena di fragilità ed è l’Italia del dopoguerra. Infatti nel 1948 uno studente siciliano attentò alla vita dell’allora Ministro Palmiro Togliatti. Tale evento provocò gli scontri tra fazioni politiche, portando il nostro Paese sull’orlo di una guerra civile. Affinché ciò non accadesse, lo stesso Ministro, dal suo letto d’ospedale, chiamò la personalità più influente della cittadinanza italiana, Gino Bartali. L’icona del ciclismo italiano fu pregata di vincere il Tour de France, a cui stava partecipando in quel periodo, per porre fine agli scontri politici. Così accade; il ciclista, nonostante la sua età avanzata, riuscì a vincere, rasserenando gli animi dei suoi compatrioti e scongiurando una sanguinosissima rivoluzione, che avrebbe cambiato profondamente il nostro Paese.

Esattamente vent’anni dopo, due eventi sportivi causarono delle vere e proprie rivoluzioni: d’altronde accaddero nell’anno più sovversivo della storia, il 1968.

Il primo avvenne il 15 febbraio, durante le Olimpiadi invernali di Grenoble. Nella disciplina dell'hockey sul ghiaccio si scontrarono la Repubblica Ceca contro l’Unione Sovietica. La partita fu apertissima, ma la spuntarono gli atleti cechi, con una vittoria per 5-4. L’eco mediatico della sconfitta del URSS accese gli animi dei giovani studenti di Praga, i quali divenne i protagonisti di una rivolta anti-stalinista. Il clima era caldissimo, il comando centrale a Mosca represse le manifestazioni con la violenza, ma ormai gli studenti erano stanchi di essere costretti a vivere una condizione di restrizioni e di mancanza di diritti. I manifestanti erano galvanizzati dal successo, che dimostrò la possibilità di allontanarsi dal partito centrale. Ciò accadde soltanto tre decenni dopo, ma gli eventi di quella primavera rimasero nella memoria di tutti, facendo emergere la volontà dei cittadini di non essere più servi del comunismo, o come dicono a Praga: “robota”, permettendo l’eliminazione della sanguinosa dittatura nel 1989.

L’evento sportivo accaduto lo stesso anno e che fu lo spartiacque, avvenne a distanza di pochi mesi a Città del Messico. Infatti durante la premiazione della corsa dei 200 metri, i corridori afroamericani, Tommie Smith e John Carlos, alzarono il proprio pugno, coperto da un guanto di colore nero. Il nero lucido dei pugni alzati, i piedi scalzi, insieme al capo chino durante l’inno, rappresentarono un simbolo di protesta nei confronti del razzismo, mettendo in risalto l’importanza delle lotte del potere nero, che stava accendendo le piazze degli USA. Le conseguenze che ne scaturirono furono varie, ma sicuramente il gesto fu un’accusa davanti al mondo interno della condizione dei diversi negli Stati Uniti, portando alle conquiste fondamentali dei diritti dei cittadini di colore. I due atleti effettuarono l’azione di protesta più famosa al mondo, diventando dei simboli di libertà, a cui ancora oggi, i movimenti anti-razzisti fanno riferimento.

L’ultimo evento sportivo che verrà citato avvenne nel 1982. Il nostro Paese stava riattaccando i propri pezzi, dopo i terribili anni di piombo. Gli italiani erano stanchi di osservare la violenza nelle loro città ed ormai si era perso l’interesse in molteplici realtà sociali, tra cui quella dello sport stesso. Per tale motivo l’avventura degli Azzurri al Mondiale in Spagna, passò inosservata, rispetto alle continue stragi politiche. Ciò però cambiò il 5 luglio, quando a Barcellona, l’Italia sconfisse gli imbattibili brasiliani, concedendo un momento di immensa gioia per i cittadini. In seguito a tale vittoria, in Patria i cuori degli italiani erano di nuovo colmi di speranza, convinti di poter vincere pure il Mondiale. Attraverso quel trionfo, si riaccese la passione degli italiani e la prospettiva di un futuro migliore; in particolare grazie alla figura del compianto Paolo Rossi, il quale segnò una tripletta in quella partita, diventando l’emblema di tutti gli italiani pronti allo sforzo per ricostruire il nostro Paese.


 

Alessandro Provenzano, V^L

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